Cinghia di distribuzione in bagno d’olio: come funziona e che problemi crea

I motori PureTech di Stellantis hanno presentato problemi alla cinghia di distribuzione. Scopriamo le cause, le conseguenze e i modelli coinvolti.
Negli ultimi anni, si è discusso molto dei problemi riscontrati nei motori PureTech di Stellantis, derivanti dall’usura precoce della cinghia di distribuzione in gomma a bagno d’olio. Questo difetto ha provocato danni anche su veicoli con pochi chilometri, costringendo il gruppo automobilistico a riconoscere il problema e attivare una piattaforma per i risarcimenti.

Per risolvere la questione, Stellantis ha adottato una soluzione drastica nei PureTech di terza generazione, sostituendo la cinghia con una catena di distribuzione più resistente. Tuttavia, questa tecnologia non riguarda solo i motori Stellantis: si stima che circa due terzi delle auto attualmente in circolazione utilizzino una cinghia in gomma, soprattutto nei propulsori più piccoli, per via della sua economicità e silenziosità.

Il funzionamento della cinghia di distribuzione
La cinghia di distribuzione ha un ruolo fondamentale nei motori a scoppio, poiché collega l’albero motore agli alberi a camme, garantendo il movimento sincronizzato delle valvole di aspirazione e scarico. Se questa sincronizzazione venisse meno, le valvole potrebbero urtare i pistoni, causando danni irreparabili.
Molti costruttori hanno optato per la cinghia in gomma, che rispetto alla catena metallica offre vantaggi in termini di costi di produzione e rumorosità. Tuttavia, il suo funzionamento ottimale dipende dalla qualità dei materiali e degli oli lubrificanti utilizzati, fattori che, nel caso dei PureTech e di altri motori, hanno mostrato delle criticità.

I rischi e i modelli coinvolti
Il principale problema delle cinghie in gomma a bagno d’olio è il deterioramento del rivestimento a contatto con l’olio motore, che può rilasciare particelle di gomma. Queste impurità finiscono nel circuito dell’olio, rischiando di intasare la pompa e ridurre la lubrificazione del motore, con possibili danni gravi. Per minimizzare il rischio, i produttori raccomandano di seguire scrupolosamente le specifiche dell’olio motore.
Tra i motori più noti che adottano questa tecnologia, oltre al 1.2 PureTech di Stellantis (utilizzato su modelli Peugeot, Citroën, Opel e Fiat), troviamo anche il 1.5 EcoBoost e il 2.0 EcoBlue Diesel di Ford, il 1.0 TSI e il 1.6 TDI di Volkswagen, nonché il 1.0 VTEC Turbo di Honda. Chi possiede un’auto con una di queste motorizzazioni dovrebbe verificare le raccomandazioni della casa madre per la manutenzione preventiva, al fine di evitare costosi guasti.

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